Francesca Candioli

    vincitrice settima edizione del Premio Morrione 

    con la video inchiesta “Caro Cordone“.

    Francesca Candioli nasce 27 anni fa a Rovereto in mezzo alle montagne del Trentino Alto-Adige. Un’infanzia spericolata e tanti viaggi in Europa a bordo del camper dei suoi genitori. Qualcosa si incrina verso i 14 anni, quando si iscrive al liceo classico: il periodo peggiore della sua vita, tra una ripetizione di greco e l’altra. Ma finalmente arriva il momento dell’università con Scienze Politiche a Padova, dove si laurea con una tesi sulla riproduzione del pregiudizio sulla carta stampata. Il giornalismo, per lei, è già un’ossessione. Legge Tiziano Terzani e sogna i reportage di Kapuściński, ma il suo vero maestro arriva con l’Adige, il giornale indipendente del Trentino. A vent’anni si presenta alla porta della redazione di Rovereto per chiedere, molto ingenuamente, un praticantato. Dietro alla scrivania c’è Fabrizio Franchi, il primo che decide di darle una possibilità sulla base di un curriculum totalmente inesistente. È solo l’inizio di molteplici stage fatti nella piccola redazione trentina ad inseguire le notizie nella calura estiva, e di una collaborazione che le dà le basi del mestiere.

    Con il passare degli anni arriva un viaggio in Palestina e un trasferimento a Bologna, dove si laurea con una tesi sulle commissioni di verità e giustizia realizzate in Israele dall’ong Zochrot, con il professore Gustavo Gozzi. Arrivano presto anche altre due palestre di vita: un’estate a Partinico con Pino Maniaci e la sua Telejato, e un’esperienza negli studi liberi e militanti di Radio Città Fujiko, con altrettanti maestri come Francesco, Curru, Willy e Alfredo. Nel frattempo, dopo aver ricevuto diverse porte in faccia da parte di tutte le redazioni della Città delle Due Torri, il Corriere della Sera di Bologna la richiama e inizia a farle seguire un po’ di economia cittadina. Negli anni tra i festival di giornalismo a Perugia, l’Internazionale a Ferrara e il Dig a Riccione, ha conosciuto tanti freelance come lei, che fanno fatica ad arrivare a fine mese e cercano di vivere di informazione, giovani giornalisti pagati per lo più a pezzo e innamorati dello stesso mestiere. Tutti con tante storie tra le mani, con la stessa determinazione dei grandi reporter e la passione negli occhi: quel fuoco dentro che ti consuma, e che spesso in Italia non ti paga l’affitto.