I tutor della sesta edizione. Intervista a Laura Silvia Battaglia

Laura Silvia Battaglia, giornalista professionista freelance e documentarista, sarà uno dei tutor giornalistici che affiancheranno i finalisti della sesta edizione del Premio Roberto Morrione. La conosciamo meglio con questa intervista.

  • Perché hai accettato il ruolo di tutor del Premio Morrione? Che cosa significa per te?

Ho accettato perché credo profondamente nel valore della didattica applicata al giornalismo e nella possibilità di scambiare professionalità e competenze tra giornalisti senior e junior. I giovani giornalisti hanno molto da dare ai più vecchi: non solo l’entusiasmo e la freschezza che i colleghi più anziani hanno perso da un pezzo ma anche la competenza e la velocità intuitiva dei nativi digitali che i nati prima degli anni Ottanta non hanno.

  • Cosa ti aspetti dal giovane under 31 che seguirai nella realizzazione della inchiesta?

Mi aspetto una valanga di entusiasmo e il desiderio, ancora non sopito, di essere il cane da guardia della democrazia e non il cane da compagnia del potere.

  • Quando hai capito che la tua professione sarebbe stata quella giornalistica?

L’ho capito quando, nel 1996 ho scritto il mio primo pezzo di cronaca cittadina per il quotidiano La Sicilia, su una vicenda che aveva dei risvolti da cronaca nera e giudiziaria. L’ho capito quando il mio capo redattore, Giorgio De Cristoforo, mi chiese un impegno quotidiano alle pagine di cronaca che accompagnai a quello agli spettacoli, dove avevo cominciato. E l’ho capito ancora meglio quella volta che un mafioso di zona mi chiamò, minacciandomi. Dopo questo particolare battesimo, ho capito che il giornalismo non è (solo) una buona e bella scrittura; ho capito che questo era il senso del mestiere e che ci voleva coraggio, schiena dritta, e la consapevolezza che ogni sì va bevuto fino in fondo, con tutte le conseguenze del caso, facendosi anche dei nemici eccellenti.

  • Cosa consiglieresti a chi sta in questo momento scrivendo il progetto di inchiesta per il nuovo bando?

Consiglio di ricordarsi di partire sempre da un elemento di attualità, magari su cui i riflettori dei media mainstream non sono ancora puntati o sono puntati stancamente. Di ricordarsi di avere già una pista e degli elementi concreti di indagine da sviluppare con criterio. Di ricordarsi infine che, se si tratta di una inchiesta video, va pensata in termini filmici e con una parte di narrazione che porti lo spettatore alla comprensione degli elementi più complessi e dei documenti. Ricordarsi che “chi non vede non crede” e che un’inchiesta è sempre un prodotto che deve vivere e svilupparsi sul mercato e non nella nostra fantasia.


Per leggere la biografia completa di Laura Silvia Battaglia cliccate qui.


*intervista a cura di Alessandra Tarquini