Bestiario criminale: intervista agli autori dell’inchiesta finalista

Silvia Ricciardi, Eva Alberti, Federico Thoman ricevono gli attestati dei finalisti del Premio Morrione dalla presidente di giuria Marcella Sansoni

Continuiamo il racconto della quarta edizione del premio Roberto Morrione con l’intervista a Eva Alberti, Susanna Combusti, Silvia Ricciardi e Federico Thoman, autori dell’inchiesta finalista “Bestiario criminale” (guarda il trailersul mercato illegale di flora e fauna in Italia. 

  • Questi  6 mesi di lavoro sull’inchiesta e questi sei mesi con il premio Morrione come sono stati?

Sono sembrati nove. E in effetti il nostro lavoro è cominciato molto prima che sapessimo di essere nella rosa delle inchieste finaliste. Già da novembre c’è stato un intenso scambio di idee per decidere di cosa occuparci. Poi gli acquisti del materiale tecnico di base e le prime interviste per lo showreel ci hanno catapultati nel mondo del premio Morrione, un terreno nuovo su cui misurarci dopo la Scuola di giornalismo.

  • Perché avete scelto il tema del traffico illegale di flora e fauna? Come siete arrivati a questa scelta?
un frame dell'inchiesta
un frame dell’inchiesta

A partire dal report del WWF Natura connection sui crimini contro la natura in Italia e nel mondo, è nata la curiosità e la voglia di approfondire un tema in secondo piano, trattato per lo più in modo eclatante e solo quando viene ucciso il singolo animale, che diventa simbolo della crudeltà umana per qualche giorno. I dati dei crimini contro l’ambiente invece sono inquietanti, viaggiano su cifre tra i 70 e i 200 miliardi di dollaro l’anno, e sono secondi solo ai traffici di droga e di esseri umani.

  • C’è qualche cosa dell’inchiesta che, con il senno di poi, fareste in modo diverso?

Da dove cominciare… La scelta del tema va sicuramente calibrata con i mezzi a disposizione. Nella fattispecie ci siamo trovati di fronte al limite di discutere di traffici globali che interessano in particolare Sud-Est Asiatico, Africa Subsahariana, Amazzonia, trattando la questione per lo più da un Paese di destinazione secondario per livelli di traffico. La parte più complessa del nostro lavoro è stata la verifica dei dati, spesso stime di Organizzazioni internazionali, e la capacità di incrociare le fonti per dare senso a un tema lontano dalla vita di tutti i giorni, ma che ha un impatto forte sugli equilibri tra Nord e Sud del mondo. Trasmettere tutto questo con un video di appena 20 minuti è stata una sfida che abbiamo vinto a metà, perché la struttura narra l’origine e la destinazione di un mercato multiforme, per “merci” che vanno dagli animali vivi alle preziosissime zanne di elefante, dai legnami tropicali al corno di rinoceronte. Probabilmente concentrandoci da subito su pelli e legname avremmo raccontato con più efficacia il ruolo dell’Italia, trascurando però un inquadramento globale di minore impatto scenografico ma, ci auguriamo, utile a chiarire davvero il problema. 

  • Proseguirete il lavoro sul tema?

Ci aspettavamo un ruolo dell’Italia più significativo nella rete globale di traffico di animali vivi, se non altro perché altamente lucrativo. In realtà abbiamo scoperto che, oltre ad essere snodo e destinazione per il commercio di animali vivi, ambita preda anche dei collezionisti nostrani, il nostro Paese ha responsabilità ancora poco chiare ma primarie sul commercio di pelli e legname, che alimentano la fiorente industria della moda e del mobile. Su questo non possiamo voltare lo sguardo… dobbiamo solo capire i tempi e le modalità migliori.

  • Come è stato il rapporto con i tre tutor (Anna Migotto, Giulio Vasaturo, Francesco Cavalli) che vi hanno seguito?

Un rapporto basato sulla massima fiducia sin dal primo incontro a Roma. Anna Migotto dal primo scambio di idee è stata diretta, ci ha dato dritte davvero utili per la scelta degli intervistati e le modalità di organizzazione del lavoro, ha dimostrato grande disponibilità aprendoci letteralmente casa sua, ambiente di lavoro ideale per tagli in asse e migliorare il montaggio. Il numero dell’avvocato Vasaturo è un po’ il telefono azzurro dei giornalisti, all’emergenza risponde puntuale e con indiscutibile professionalità. Per consigli su inquadrature, audio ed elementi preliminari di linguaggio video Francesco Cavalli è stato prezioso. Quando eviteremo l’abuso di immagini di copertura e zoomate random penseremo a lui…  

  • Cosa resterà di questa esperienza con il Premio Morrione nelle vostre vite?

L’aver provato a fare un’inchiesta… e l’aver capito cosa non fare. Di errori ne abbiamo fatti tanti. Ma in questi tempi difficili, specialmente per giovani giornalisti con la passione e la cocciutaggine nel voler fare questo mestiere, avere avuto un’occasione del genere è motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Per questo abbiamo un’enorme riconoscenza nei confronti di chi, con amorevole abnegazione, porta avanti questo premio. Ma chiamarlo premio è forse riduttivo, perché racconta solo l’ultimissima parte di un percorso molto più lungo.

  • Stiamo per lanciare il prossimo bando, quello della quinta edizione,  avete un messaggio per coloro che parteciperanno?

Non esitate a contattare i tutor, sono lì per darvi supervisione e hanno quello che voi non potete avere: tanta, tanta esperienza. Darsi delle scadenze e pianificare è molto importante in un lavoro giornalistico di lungo periodo. Lavorate in squadra e non scoraggiatevi, perché impegno e costanza servono quanto il coraggio. Le opinioni diverse sono un’inesauribile fonte di ricchezza, ma ogni tanto si rischia di finire più a discutere che a…fare. E, ultimo consiglio, godetevi quel che fate mentre lo fate: gli editori e i direttori del progetto siete voi. Che volere di più?

Intervista  di Alessandra Tarquini