Donne, fede e giornalismo: l’intervista a Maria Bonafede

Maria Bonafede premia Giulia Paltrinieri. Foto di Andrea Marcantonio

di Antonella Graziani

Maria Bonafede

Maria Bonafede, pastora valdese a Torino, è stata la prima donna a ricoprire in Italia il ruolo di moderatrice della Tavola Valdese, l’organismo esecutivo del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste. Il Premio Roberto Morrione è tra i progetti che la Chiesa valdese finanzia grazie all’Otto per Mille. La nostra intervista alla pastora Maria Bonafede che ha premiato al Teatro Piccolo Regio di Torino le vincitrici della sesta edizione Giulia Elia e Giulia Paltrinieri.

 

Perché l’Otto per Mille delle Chiese metodiste e valdesi ha scelto di riservare dei fondi al giornalismo investigativo?
Nel 1993 il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha deciso di avvalersi della norma di legge che consente a una confessione religiosa riconosciuta dallo Stato ai sensi di un’Intesa (articolo 8 della Costituzione, ndr) di accedere alla riscossione di una quota del gettito dell’otto per mille dell’Irpef. Nel prendere questa decisione il Sinodo ha però fissato anche dei criteri guida. In particolare ha stabilito che i fondi ricevuti non fossero utilizzati per fini di culto – ad esempio per finanziare le attività religiose e spirituali della Chiesa, la costruzione di locali di culto o per mantenimento dei pastori – ma unicamente per progetti di natura assistenziale, sociale e culturale. Questo, per “rimettere in circolo”, restituire, seppur non direttamente ma attraverso il sostegno di progetti e iniziative, i proventi che sono stati destinati ai valdesi dai contribuenti italiani. L’idea di dedicare tempo e professionalità al giornalismo investigativo è molto importante. In particolar modo la vostra, rivolta alle giovani e ai giovani under 31 e ai quali è data la possibilità di imparare un mestiere, di essere affiancati da tutor professionisti e di ricevere la necessaria tutela legale e un sostegno economico; altro motivo per cui riteniamo importante sostenere il Premio Morrione è l’obiettivo finale, ossia le inchieste prodotte in questi anni hanno saputo illuminare le periferie dimenticate e indagare sul malaffare italiano e internazionale ed hanno fatto emergere reati e illegalità che sarebbero rimasti nell’oscurità. I lavori di queste ragazze e ragazzi hanno contribuito a farci ricordare anche un diritto fondamentale e che spesso ci dimentichiamo, il diritto di poter essere informati.

Maria Bonafede premia Giulia Elia vincitrice 6′ edizione

Quali sono i valori comuni tra la Chiesa evangelica valdese e il Premio Roberto Morrione?
Credo che ci accomuni il desiderio che abbiamo di muoverci nello spazio pubblico con trasparenza e con senso di responsabilità nella ricerca continua della giustizia e della verità. Poi, l’interesse per il bene comune.

Che spazio la Chiesa valdese riserva ai giovani e alla loro formazione?
Le giovani e i giovani sono i cittadini di domani. La chiesa valdese possiede strutture e luoghi di aggregazione e sui giovani investe molto. Sin dalle scuole domenicali (per chi è cattolico una specie di catechismo, ndr), attraverso un liceo laico e aperto a tutti che opera a Torre Pellice (To) e sostenendo la Federazione giovanile evangelica (Fgei) che promuove campi studi, campi formazione e teologici, una federazione che è gestita direttamente dalle ragazze e i ragazzi eletti nel consiglio e dal segretario. Per restare in ambito giornalistico, penso invece al lavoro di tantissimi giovani impegnati nelle nostre redazioni giornalistiche: il mensile Confronti di Roma o le due riviste dedicate ai ragazzi e ai più giovani come l’Amico dei fanciulli (la prima rivista italiana dedicata ai ragazzi (1870), ndr) e La Scuola domenicale; o ancora la radio in val Pellice, Radio Beckwith evangelica che con i suoi oltre sessanta giovani, la maggior parte volontari ovviamente, promuove cultura e informazione; o ancora l’Agenzia di stampa Nev della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e il giornale cartaceo e online e vostro media partner Riforma. Il fatto che l’informazione evangelica passi anche – oltre ai professionisti di lungo corso –, attraverso “la lente d’ingrandimento” e l’attento sguardo critico dei giovani, ci riempie di speranza per il futuro e cui rassicura.

Quali sono i progetti che la Chiesa Evangelica Valdese finanzia grazie all’8 per mille?
Progetti realizzati da centinaia di associazioni di diverso orientamento culturale e religioso. Cerchiamo di promuovere pace, sviluppo, istruzione, informazione e solidarietà. La lista dei progetti è pubblica ed è online sul sito dedicato all’otto per mille. “Con responsabilità, con speranza, con gli altri” è il messaggio che abbiamo voluto lanciare quest’anno: un’immagine di accoglienza. Accogliamo persone in difficoltà, diversamente abili, anziani, svantaggiati, migranti. Ma anche uomini e donne che subiscono l’esclusione sociale, il pregiudizio e la discriminazione. Lo facciamo con le nostre strutture di servizio e attraverso la nostra diaconia e insieme a centinaia di associazioni laiche, cattoliche, ecumeniche e interreligiose.

Lei è stata la prima donna a ricoprire in Italia il ruolo di moderatrice della Tavola Valdese. Com’è cambiato il ruolo delle donne all’interno della Chiesa Valdese? Quale contributo il giornalismo investigativo può dare all’affermazione del ruolo delle donne in cariche religiose, anche di altre fedi?
Con l’ammissione delle donne al pastorato, oltre cinquant’anni fa,  e quindi alla predicazione e all’amministrazione dei sacramenti è stato finalmente chiaro che l’umanità intera, fatta di donne e uomini, ha piena residenza nella chiesa, parità di vocazione e di opportunità di servizio, dalla diaconia all’insegnamento al governo delle chiese. Eleggendo una donna all’apice dell’esecutivo della chiesa questa potenzialità è diventata realtà. Questo è stato il pieno riconoscimento del fatto che ogni uomo ed ogni donna sono abilitati all’annunzio del perdono dei peccati e che il pastorato e il governo della chiesa sono funzioni, compiti che la chiesa si dà a seconda dei doni e della preparazione previsti.

Il giornalismo investigativo contribuisce a fare chiarezza e a far luce sulla storia e sulle storie, a togliere le ombre e le ambiguità e a portare luce e verità nella vita: questo non può che giovare alle donne in qualsiasi ruolo siano occupate.