Ricordando Giancarlo Siani stando a fianco dei giovani cronisti. Nasce l’associazione Amici di Roberto Morrione

La prima pagina de Il Mattino con la notizia dell'assassinio di Giancarlo Siani.

I trent’anni dall’assassinio di Giancarlo Siani cadono proprio mentre il Parlamento discute su una riforma della diffamazione che non aiuterà il diritto ad informare e si appresta a varare una riforma dell’uso delle intercettazioni che sembra ormai orientata a dare uno stop definitivo anche al vero fondamento dell’Articolo 21 della Costituzione, cioè il diritto ad essere informati. Un diritto che dovrebbe fare del giornalista un pubblico ufficiale al servizio del bene comune che è, appunto, l’informazione completa e la trasparenza degli atti che coinvolgono la pubblica Amministrazione e il bene pubblico e tutte le sue implicazioni.

La prima pagina de Il Mattino con la notizia dell'assassinio di Giancarlo Siani.
La prima pagina de Il Mattino con la notizia dell’assassinio di Giancarlo Siani.

Non è questo, evidentemente, il modello di giornalista che piace ai detentori del potere, siano essi maggioranza o opposizione in Parlamento come negli enti locali, oppure imprenditori che con lo Stato nelle sue differenti ramificazioni fanno affari. Piace, o meglio piacerebbe, un giornalismo flessibile, disposto a cogliere al volo la minima pressione che giunga dai vari centri di potere, che viva cioè in ginocchio. Appunto proprio l’opposto di come Siani considerava dovesse svolgersi il suo lavoro, ma la sua stessa vita come la vita di chiunque, come ci ha ben ricordato Barbara Scaramucci su questo sito. Stare in piedi per un giovanissimo precario come era lui non era facile neanche allora, anche se lui, ad appena 26 anni, poteva già pubblicare articoli importanti sul primo giornale di Napoli, Il Mattino, come quello che precedette di poche ore la sua morte.

Oggi è tutto più difficile per un giovane che voglia intraprendere la strada del giornalismo, quello serio, cocciuto, che consuma le suole delle scarpe e ti porta a incrociare la strada a mafiosi e corrotti, sempre più in combutta tra loro. Oggi è un’impresa anche solo veder pubblicata una ” breve”, pagata anche 5 euro, figuriamoci riuscire a lavorare a una vera inchiesta e, magari, vederla pubblicata!

E proprio pensando ai tanti ragazze e ragazzi come Giancarlo Siani di cui il nostro paese è pieno, che è nato il Premio intitolato a Roberto Morrione, grande cronista e giornalista d’inchiesta prima ancora che maestro di giornalismo per tanti di noi. Un maestro che fino alla fine, ai suoi ultimi istanti, ha avuto in mente la difesa di quei cronisti più esposti, perché soli, spesso freelance, quasi sempre molto giovani, che, oltre alle vere e proprie minacce, devono ora fare i conti anche con l’altra arma di censura rappresentata dalle querele temerarie.

Dal 2011, il Premio Roberto Morrione, grazie al contributo di tanti soggetti, tra cui la RAI e il sindacato giornalisti Rai UsigRAI ma anche Misteriditalia.it, il gruppo Dallah Albaraka e l’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna e con la collaborazione di tantissime realtà dell’informazione e dell’associazionismo, ogni anno finanzia la realizzazione di tre progetti d’inchiesta televisiva presentati da giovani, soli o in gruppo, ma li accompagna anche nella realizzazione, con tutoraggio giornalistico, tecnico e, soprattutto, grazie alla FNSI, con una accurata consulenza legale per evitare di esporsi al rischio delle denunce per diffamazione. E, per accompagnare questo percorso, i promotori organizzano incontri con giornalisti e comunicatori provenienti da tanti paesi e settori, per ragionare insieme su questo mestiere e sulle tante strade lungo le quali oggi si forma l’opinione pubblica.

Sono già dodici le inchieste video realizzate nelle quattro edizioni svolte, che sono state anche messe in onda da Rai News 24.

Per far sì che questo premio giornalistico prosegua e possa anche crescere e far crescere altri giovani colleghi e colleghe, è nata l’Associazione culturale Amici di Roberto Morrione, che si presenterà ufficialmente giovedì 24 settembre alle 19 alla Casa del Jazz a Roma. Un’associazione di amici, tra i quali molti lo hanno conosciuto e ne hanno condiviso un percorso, ma aperta anche a quanti, speriamo molti, avranno anche solo condiviso gli ideali di Roberto, che più che a un giornalismo asettico ed equidistante che racconta i fatti crudi, le breaking news, ma le dimentica un istante dopo, amava seguire il filo della memoria per non lasciare le notizie orfane, ma anche era profondamente convinto della possibilità di cambiare le cose raccontando la verità, come scriveva mirabilmente quel grande inviato che era Ryszard Kapuscinski: “Credo che per fare del giornalismo si debba essere innanzi tutto dei buoni esseri umani. Le persone cattive non possono essere dei bravi giornalisti. Se si è una buona persona si può tentare di capire gli altri, le loro intenzioni, la loro fede, i loro interessi, le loro difficoltà, le loro tragedie. … Il vero giornalismo è quello intenzionale, vale a dire quello che si dà uno scopo e che mira a produrre una qualche forma di cambiamento”.

Elisa Marincola

pubblicato da Articolo 21