Premio Morrione 2014, ex aequo tra “I camion degli altri” e “Anello di Fumo”. Terzo posto per “Una storia sommersa”

Selezionati fra i 66 inviatida ben 123 giovani autori, i tre lavori giunti in finale hanno centrato in pieno gli obiettivi cui si ispira il Premio Morrione che rappresenta un significativo salto di qualità fra le più autorevoli iniziative del genere: infatti promuove e finanzia la realizzazione di progetti di video-inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale di giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione, assicurando anche assistenza tecnica e legale. E’ l’idea, dunque, quellache conta.

Alle inchieste vincitrici, che saranno mandate in onda su RaiNews24 e successivamente disponibili qui sul sito, è stato tributato un sentito applauso da parte del folto pubblico presente al Cinepalace di Riccione, nell’ambito della kermesse per la 20° edizione del Premio Ilaria Alpi.

“I camion degli altri”, del ventiduenne Lorenzo Pirovano, tutor Francesca Barzini (Tg3), indaga sulle condizioni di lavoro degli autotrasportatori; settore che spesso si regge su contratti illegali, concorrenza spietata, sconfinando sovente nelle estorsioni, il tutto con la “colpevole inefficienza” delle normative europee e nazionali.

Con la sua inchiesta, il giovane autore ci porta sulle strade e nelle stazioni di servizio, negli uffici sindacali delle associazioni di categoria, per far luce sui sistemi di assunzione ai limiti dello sfruttamento e i drammi causati dalla sfrenata delocalizzazione.

Nell’attribuire il significativo riconoscimento a “I camion degli altri”, la Giuria – presieduta da Marcella Sansoni – ha sottolineato che “l’inchiesta racconta come un mercato che competitività e crisi economica spingono sempre più al ribasso ha trasformato il mestiere di camionista in una sorta di girone infernale. Lavoratori stranieri contrattualizzati in Paesi europei dove il costo del lavoro è un terzo di quello italiano e autisti italiani “rumenizzati” formano insieme un esercito di uomini malpagati e stremati che a bordo di grandi camion trasportano merci su e giù per l’Italia il più velocemente possibile in barba agli scarsi controlli con evidente aumento del rischio”.

“Anello di fumo”, di Edoardo Belli, Rossella Granata, Elena Risi e Valentina Vivona, tutor Alessandro Gaeta (Tg1), svela il contagio della “terra dei fuochi” oltre i confini campani, portando alla luce il fenomeno illegale dei roghi tossici che ora interessa anche la zona di Roma Est e non solo. Si percorre tutta la filiera dei rifiuti della Capitale, che apparentemente parte dal mestiere dei “robivecchi” – la raccolta del ferro in giro per la città tradizionalmente praticata dalle popolazioni rom e sinti – e invece coinvolge ormai un sistema collaudato di sfruttamento per il ritiro e lo smaltimento degli scarti tossici e ingombranti di ogni tipo di azienda, dalle ditte edili o di ristrutturazione sino alla grande distribuzione.

Nelle motivazioni della Giuria per attribuire il primo posto ex aequo, si legge: “L’inchiesta dimostra una perfetta conoscenza del territorio su cui si indaga. E’ costruita passo dopo passo a partire da dati a disposizione di tutti fino a comporre un vero e proprio modello di filiera criminale. Piccola e grande, comunque diffusa, responsabile dello scempio ambientale di un territorio, emblematico di molte zone dell’Italia. Lo smaltimento abusivo dei rifiuti, il coinvolgimento dei più poveri in un affare milionario e il danno finale per comunità che appaiono indifese propone ancora una volta un’immagine del nostro Paese che una moltitudine di regole contribuisce a volte a far scivolare fuori della legalità”.

“Una storia sommersa”, di Alessandro Accorsi e Giulia Bertoluzzi, tutor Mario Sanna (RaiNews24), fa luce su come tombaroli, mafie transnazionali e centri di potere operano negli scavi illegali per poi contrabbandare reperti archeologici dalla terra dei Faraoni ai salotti di ricchi collezionisti. Un lucroso mercato nero strettamente connesso ad altre attività criminali come il traffico di droga, di armi e di esseri umani, che dall’Egitto conduce in Europa e non solo.

“Questo lavoro, tecnicamente ineccepibile – è la motivazione della Giuria – racconta come un’infinità di reperti archeologici lasci l’Egitto per finire nel mercato nero dell’arte. L’inchiesta cattura sapientemente l’attenzione, ripercorrendo vecchie e nuove filiere che alimentano organizzazioni criminali specializzate in questo tipo di traffici”.