L’inchiesta podcast “Case per finta”, finalista dell’ultima edizione del nostro Premioda oggi è su Rai Play Sound.
“Case per finta – Viaggio dietro lo schermo dei social” è un podcast scritto e realizzato da Susanna Rugghia e Federica Tessari con la supervisione di Daria Corrias di “Tre Soldi” di Radio 3.
L’inchiesta getta luce sulle Collab-house, case di lusso dove ogni ambiente è pensato come un set per la produzione di contenuti per i social e le piattaforme. Un nuovo fenomeno digitale che rappresenta un business da milioni di euro per le media company ma che si posiziona in un contesto normativo sul mestiere del content creator ancora incerto. E che porta a chiedersi se esista una correlazione tra i contenuti di TikTok e la salute mentale degli utenti.
Vuoi ascoltare “Case per finta”? Clicca su https://www.raiplaysound.it/programmi/caseperfinta-viaggiodietroloschermodeisocial
Questa inchiesta è stata finalista della 12a edizione del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo ed è stata realizzata grazie al supporto dell’associazione Amici di Roberto Morrione.
La produzione audio, il montaggio e la post produzione sono a cura di Marco Rip.
I brani di Chris Zabriskie sono “Divider”, “CGI Snake”, “Heliograph”, “Oxygen Garden”, “Out of the Skies, Under the Earth” e “What True Self, Feels Bogus, Let’s Watch Jason X” e sono stati concessi tramite licenza Creative Commons Attribution 4.0.
L’audio dei video utilizzati viene da contenuti di TikTok, Instagram e Youtube.
Il concept grafico è stato realizzato da Maria Marzano.
Le voci sono di Vincenzo Marino, Serena Mazzini, Laura Fontana, Alan Tonetti, Samara Tramontana e Chukwuebuka Nelson.
Si ringraziano tutte le voci del podcast e chi ha aiutato a realizzarlo.
EPISODI
Nel 2020, in piena pandemia, tutti sono soli e chiusi dentro le proprie case. Il numero di persone connesse ai social network nel mondo impenna. Ma cosa succede se nel frattempo le giovani star di Tik Tok abitano insieme in ville lussuose in cui producono tutto il giorno nuovi contenuti per le piattaforme?
Dentro a Stardust ci sono ring lights, sale per le dirette streaming, angoli per il make-up, molte stanze e tanti ragazzi e ragazze, giovanissimi e con milioni di follower su Instagram, Tik Tok e Youtube. Sono gli idoli della generazione Zeta e, grazie a loro, la media company italiana chiude accordi con i brand per milioni di euro di pubblicità.
Poco di quello che vediamo online non è costruito. La creator economy si basa su pubblicità, sponsorizzazioni e contratti manageriali. I social network sono pieni di prodotti di ogni tipo e la pubblicità, più o meno occulta, sta diventando sempre più pervasiva. A livello etico, psico-sociologico e normativo si iniziano a rilevare delle implicazioni sugli utenti.
