Due poster

di Giovanni Celsi

Nella stanza di Roberto Morrione a Saxa Rubra potevate vedere due poster. Entrando vi accoglievano  “I Sette Samurai” di Akiro Kurosawa e uscendo vi salutavano i volti di Falcone e Borsellino.

Ecco, in due poster, Roberto, con la sua professionalità e la sua umanità, come io l’ho conosciuto.

Il poster dei Sette Samurai rappresentava non solo la sua concezione della vita, ma soprattutto il suo modo di affrontarla e viverla tutti i giorni. Era il modo del samurai, pronto a combattere singole battaglie e grandi guerre senza mai tirarsi indietro, con cuore e con cervello, ma sempre dalla parte dei più deboli, degli indifesi, di chi ha bisogno di aiuto. E sempre in nome di una giustizia terrena che affida “a chi può” la responsabilità, e il compito, di garantirla a “chi non può”.

Il poster di Falcone e Borsellino rappresentava l’impegno e la passione civile di Roberto, intesi come coinvolgimento e azione in prima persona. Un impegno civile trasferito nella pratica quotidiana, fatta di atti concreti. Una passione civile che Roberto ha sempre messo in tutto ciò che faceva, dall’attività politica a quella professionale, fino a quella sociale.

Falcone e Borsellino, rappresentano gli eroi di questo modo di concepire l’impegno civile trasferito nella professione e nella lotta alle mafie.

Roberto era anche un cinefilo. Ricordo un film di cui parlammo molto, “Ghost Dog – Il Codice del Samurai” di Jim Jarmush. Ghost Dog era un killer inattuale che agiva come un moderno Samurai in un film poetico pieno di tribù e razze in estinzione. Forse anche Roberto rappresentava una razza in estinzione. Ma ha seminato tanto. Qualcosa nascerà.

(testo scritto per Articolo21 nel 2011, dopo la morte di Roberto Morrione)