20 marzo 1994 – 20 marzo 2021
Era la notte delle ‘fogheracce’, i fuochi della vigilia di San Giuseppe. Il 18 marzo di 40 anni fa nasceva radio Icaro e cooperativa Comunità Aperta. La sfida era quella di aggregare i giovani di Riccione con un progetto culturale che vide crescere il network di informazione Icaro, oggi radio, televisione, internet e Bottega Video, e lo sviluppo di iniziative culturali nella città.
Nel solco di questa storia, nel 1994, poco dopo l’esecuzione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nacque l’idea di dedicare a loro un premio che divenne poi quel premio Ilaria Alpi che per venti edizioni divenne un punto di riferimento assoluto del giornalismo d’inchiesta italiano.
Mi è capito in questi giorni di sfogliare vecchie fotografie di quella storia e di ritrovare tanti amici, maestri del giornalismo, che hanno fatto la storia passando a Riccione nel nome di Ilaria e Miran. Italo Moretti, storico presidente di giuria, Enzo Biagi e Sergio Zavoli, Romano Tamberlich, Mimmo Candito, Ryszard Kapuściński, Pino Scaccia, Silvestro Montanaro, Santo Della Volpe e tanti, tantissimi altri. Poi molte foto di loro, Giorgio e Luciana, che instancabilmente ci hanno accompagnato per vent’anni.
Oggi ricordiamo la morte di Ilaria e Miran avvenuta 27 anni fa. Luciana, e prima ancora Giorgio, sono morti con l’amarezza di non aver ottenuto verità. L’impegno di tanti di noi, a partire da quello di Mariangela Gritta Grainer, è stato quello di non voler archiviare questa storia, almeno fino a quando non ci sarà vera luce e giustizia. #NoiNonArchiviamo continua ad essere l’hashtag guida, insieme ad Articolo Ventuno, alla FNSI, all’USIGRai, al Premio Roberto Morrione e tanti altri, ma oggi voglio rivendicare un risultato del quale spesso ci dimentichiamo o lasciamo in secondo piano. Nel nome di Ilaria e Miran è stata costruita una storia di giornalismo unica in Italia. L’impegno per la ricerca della verità e della giustizia da una parte, ma anche la sollecitazione a fare del nostro meglio avendo come ispirazione il lavoro di Ilaria e Miran hanno segnato un’intera stagione di giornalismo.
Oggi mi occupo in prima persona nel premio dedicato a Roberto Morrione, altra fotografia indelebile di questa storia, e mi capita spesso di incontrare i giovani partecipanti (il premio è rivolto agli under 30) e di parlare con loro di Ilaria e Miran. In quelle occasioni mi rendo conto quanto sia profondo il segno lasciato da questa stagione nel loro nome.
Sono diventati ispirazione e guida di lavoro, sollecitudine a fare sempre del nostro meglio, ad esprimere i nostri talenti come ci disse Roberto Saviano quando ricevette il premio nel nome di Ilaria Alpi.
Fa’ ciò che devi e accada ciò che può, amava dire Roberto Morrione e oggi vedo che ci sono tanti giovani giornalisti che ritrovano se stessi nel nome di Ilaria e Miran, pur avendo gli stessi anni che ci distanziano da quel 20 marzo 1994.
Certo, l’impegno per arrivare davvero a fare verità ed ottenere giustizia per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin non deve mai venire meno, ma oggi a questo impegno si aggiunge quello per Giulio Regeni, Andy Rocchelli, la richiesta del rispetto dei diritti umani e della giustizia per Patrick Zaki e per tutti coloro che in Italia e in tutto il mondo vengono silenziati, minacciati, viene impedito di fare il loro lavoro, questo lavoro, di raccontare quello che succede nel mondo, senza se e senza ma.
Io continuerò ad avere Ilaria e Miran come guida e grazie a loro per esserci stati e per aver generato, con il loro sacrificio la possibilità di una storia nuova.