di Maria Gabriella Lanza e Daniela Sala*
“Sei soddisfatta? Ti piace?”. Quante volte ci siamo fatte queste domande, cercando di capire se veramente era tutto perfetto, se il nostro web doc era proprio come lo avevamo immaginato. A volte con stupore e un po’ di timore abbiamo risposto semplicemente sì. Altre volte avremmo voluto fare meglio.
In questo mese di maggio non abbiamo viaggiato, non abbiamo aspettato treni. La telecamera e la macchina fotografica sono rimaste quasi sempre spente. Ci siamo semplicemente guardate indietro per mettere ordine in quello che avevamo raccolto, visto e forse anche dimenticato. Abbiamo curato i dettagli, quelli che nella fretta di chiudere avevamo un po’ tralasciato.
Adesso iniziamo a vedere la fine di questo viaggio iniziato ben prima del premio Morrione: dieci mesi fa in una piccola stanza di redazione volevamo capire qualcosa in più del mondo sconosciuto che è la salute mentale. “Prendiamoci un anno di tempo”, ci eravamo dette. Un anno per mettere da parte i soldi necessari e iniziare a lavorarci nei ritagli di tempo. Poi ci hanno selezionato per il Morrione e tutto è cambiato: in pochi mesi abbiamo fatto quello che, per mancanza di risorse economiche, avremmo fatto nel doppio del tempo.
Ma non è stato solo il nostro web doc a trasformarsi e a cambiare pelle in questo ultimo mese di inchiesta, forse il più stancante. Anche noi abbiamo riletto con occhi nuovi quello che lo psichiatra triestino Franco Basaglia aveva già compreso 40 anni: “La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla”.
*finaliste della sesta edizione del Premio Morrione con il webdoc di inchiesta “Matti per sempre”