Perché Roberto Morrione era fatto così

di Luce Tommasi

Il ricordo di Roberto Morrione, per quel grande giornalista che è stato, credo sia sotto gli occhi di tutti. E per tutti intendo non soltanto chi, come noi colleghi, lo ha conosciuto e stimato, ma anche chi, giovani e meno giovani, ha goduto dei frutti del suo instancabile lavoro di approfondimento e di inchiesta.

Preferisco personalmente ricordare Roberto per il suo profilo umano, per quella sua semplicità che lo ha reso prima di tutto un amico di cui fidarsi e a cui chiedere un consiglio. Io e lui avevamo un grande punto di partenza in comune: la ferraresità, la mia e quella di sua madre, che spesso citava con immenso affetto nelle nostre chiacchierate fra un Tg e l’altro. Un ritorno alle radici e alla tradizione di una terra che continuava a riemergere attraverso il buon cibo e il piacere di condividerlo. Sono state tante le serate che, con i colleghi, ho organizzato a casa mia: bastava una corsa a Ferrara per reperire la materia prima ed ecco arrivare nella capitale le inimitabili coppiette di pane, la piccantissima salama da sugo da far sobbollire per un’intera giornata, la zuppa inglese “come la facevano le nostre nonne” e via di questo passo fino al momento di dare il via alla grande festa collettiva. Tutti invitati, purché amanti del gusto! E Roberto era sempre in prima linea, instancabile conversatore e anche ballerino, incurante delle alzate antelucane che molti di noi, compresa la sottoscritta, erano tenuti a rispettare.
Perché il Direttore Morrione ci guardava puntualmente da casa, mentre faceva il suo allenamento con la cyclette, senza perdere una battuta di quello che andava in onda. Ancora devo capire come faceva!

Tornando un passo indietro, ricordo come fosse oggi il mio primo incontro con Morrione, da poco alla guida di Rainews24, il nuovo canale satellitare della Rai. Io ero arrivata a Roma da qualche mese, giusto il tempo di condurre una rubrica sul Lavoro al Tg3. Passare dalla redazione regionale dell’Emilia Romagna alla mitica Telekabul per me era stato un grande onore e sarei rimasta lì per tutta la vita se un bel giorno non mi fosse arrivata una telefonata.

C’era Roberto dall’altra parte del filo, che mi invitava ad incontrarlo per propormi di lavorare con lui. Io quel direttore lo conoscevo soltanto di fama e, in tutta sincerità, volevo rimanere dove ero. Perché ricominciare tutto da capo quando ero convinta che professionalmente non avrei potuto chiedere di più alla vita? E invece dalla vita dobbiamo sempre aspettarci qualche sorpresa. Ho accettato l’invito e mi sono spinta sino al secondo piano della Palazzina F. Lui era lì, con un grande sorriso sotto i baffi e l’aria di chi aspettava una persona importante. La prima cosa che mi ha colpito nel suo studio sono state le immagini dei gatti. Ma guarda, mi sono detta, vuoi dire che abbiamo una passione in comune! In realtà questa sarebbe stata soltanto la prima di una serie di affinità che avrei scoperto nel tempo, a cominciare dalla più importante: il rispetto da dare a tutte le persone che abbiamo davanti e soprattutto a quelle che hanno meno di noi.

Ho impiegato davvero cinque minuti a capire che passare dal Tg3 a Rainews24 era per me la strada giusta e così, in un men che non si dica, mi sono ritrovata ad alzarmi tutte le mattine alle quattro per condurre la prima edizione del telegiornale e a lavorare sino a tarda sera ad un paio di rubriche sugli appuntamenti dell’Italia e del mondo.

Perché con Morrione funzionava così. Ma la fatica non contava perché era bello vivere in un clima di fiducia e per di più con il Direttore che girava per la redazione dall’alba al tramonto, sempre pronto a darti una dritta e per di più fresco come una rosa. Di giorno in giorno, fra un telegiornale, una rubrica e una cena ferrarese, sono passati gli anni e io non ho mai rotto quel patto di fiducia che mi aveva legato a quell’uomo, e sottolineo “uomo”, perché ancora oggi, a distanza di dieci anni dalla sua morte, sono convinta che la sua dote principale sia stata e resti proprio il profilo umano. Ne è la prova l’affetto che lega tutti noi dell’associazione “Amici di Roberto Morrione”, sapientemente guidata dalla moglie Mara Filippi, un architetto che ha sposato non solo quell’uomo, ma anche la sua passione per il giornalismo. Ho intuito subito, quando l’ho vista entrare per la prima volta nella newsroom di Rainews, che quella giovane donna in visita alla redazione sarebbe entrata per sempre nella vita di Roberto e nelle nostre. I fatti mi hanno dato ragione. Ed eccoci qui, di nuovo insieme, a ricordare il nostro grande Amico-Direttore.