Caso Alpi-Hrovatin: la campagna va avanti fino ad ottenere verità e giustizia

La decisione del Tribunale di Roma di respingere la richiesta di archiviazione sul caso Alpi-Hrovatin e di avviare nuove indagini segna un punto di svolta della campagna #NoiNonArchiviamo per chiedere verità e giustizia per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, la giornalista e l’operatore del TG3 uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994 mentre stavano facendo il loro lavoro.

Come ha scritto Mariangela Gritta Grainer sulla piattaforma Change.org, dalla quale era stata lanciata la campagna #NoiNonArchiviamo: questa è una vittoria importante. Ma non ci fermiamo a celebrare questo traguardo, si va avanti finché non avremo verità e giustizia per Ilaria e per Miran.

Ieri, 7 ottobre, abbiamo partecipato alla conferenza stampa indetta dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dall’UsigRai e facciamo nostro l’appello rivolto a:

  • giornalisti perché continuino a indagare sulla sorte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin;
  • istituzioni parlamentari perché rendano disponibili tutti i documenti ancora coperti da segreto e perché le commissioni parlamentari, in particolare quella sulle ecomafie, continuino ad investigare;
  • opinione pubblica perché continui a mobilitarsi su questa vicenda. 

La nostra associazione è stata tra gli enti promotori delle iniziative organizzate lo scorso 20 marzo, 25′ anniversario dell’omicidio di Ilaria e Miran. E Siamo pronti, come fatto sino ad ora, a fare la nostra parte per illuminare questa pagina scura del nostro Paese. 

La campagna #NoiNonArchiviamo con la sentenza del Tribunale di Roma ha ottenuto una importane vittoria e ora si prosegue, con rinnovato vigore e impegno, verso la verità e giustizia su questo terribile assassinio.

«La mobilitazione delle associazioni che hanno chiesto di non archiviare le indagini sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ha portato un primo risultato. Ma l’impegno non si esaurisce qui. Ora è il momento di far partire un’altra mobilitazione: quella per chiedere verità e giustizia. Occorre rompere la catena del silenzio: come per il caso Cucchi, chi sa parli». Così il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, durante la conferenza stampa convocata nella sede del sindacato all’indomani della decisione del gip di Roma, Andrea Fanelli, di concedere ulteriori 180 giorni per nuovi approfondimenti sulla sorte toccata alla giornalista e all’operatore del Tg3.

«Tre i passi da compiere – ha aggiunto – dopo che il giudice ha rigettato, per la terza volta, la richiesta della Procura di Roma di archiviare le indagini: un incontro con il presidente della Camera per chiedere di rendere disponibili a inquirenti e opinione pubblica tutti i documenti ancora coperti da segreto; sollecitare la Commissione parlamentare sulle ecomafie a rilanciare l’impegno investigativo, peraltro già annunciato; riprendere con ancora più energia e determinazione a indagare per ottenere verità e giustizia».

Appello, questo, rivolto in primo luogo «alle giornaliste e ai giornalisti che hanno continuato in questi anni a ‘illuminare’ la vicenda di Ilaria e Miran», ha concluso Giulietti, ricordando che «la famiglia Alpi ha voluto conferire alla Fondazione Murialdi il suo archivio. Quei documenti sono a disposizione di tutti. Sarà il caso di ripartire da lì per continuare la ricerca di verità e giustizia».

Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha rilevato come la decisione del gip abbia «dato ragione alle associazioni che hanno dato vita alla campagna #NoiNonArchiviamo», ma ha anche riconosciuto un principio fondamentale, e cioè che l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin è stato una lesione al diritto di cronaca e al diritto dei cittadini ad essere informati: «Nel riconoscere la piena legittimazione di Fnsi e Usigrai ad agire in qualità di parti lese nel procedimento, il giudice conferma che colpire un giornalista equivale a colpire il diritto di ogni cittadino ad essere informato e, dunque, l’articolo 21 della Costituzione», ha evidenziato Lorusso.

Concetto ripreso anche dall’avvocato del sindacato, Giulio Vasaturo, che, «nel rispetto della segretezza dell’ordinanza», ha ribadito «piena fiducia nel lavoro della Procura di Roma», titolare delle indagini, e ricordato il contributo fondamentale dato dai giornalisti alla vicenda. «A questo punto – ha incalzato – occorre ripartire dalla sentenza di Perugia che conclama i depistaggi messi in atto. Ora che il gip ha chiesto di approfondire alcuni scenari, si aprono nuove indagini a 360 gradi, con la possibilità di seguire quante più piste possibile. Quello che chiediamo ai giornalisti è di continuare a indagare sulla sorte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin». È importante, ha aggiunto Vasaturo, «una mobilitazione della stampa e dell’opinione pubblica per far sì che i servizi segreti collaborino con la magistratura mettendo a disposizione i documenti ancora secretati».

Vittorio Di Trapani, che ha aperto il suo intervento ricordando Anna Politkovskaya e ha concluso lanciando l’appuntamento per il 15 ottobre, la vigilia del secondo anniversario dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, ha evidenziato «quel passaggio della sentenza di Perugia che richiama il fatto che Ilaria e Miran sono stati uccisi mentre stavano lavorando e per impedire loro di continuare a indagare. Ora che abbiamo altri sei mesi di tempo per continuare a cercare verità e giustizia – ha proseguito – rilancio con ancora più vigore quanto ci siamo detti già più volte: è necessario un nucleo di giornalismo investigativo che si dedichi a questa vicenda. Il sindacato può essere il collettore di tutti i colleghi e le colleghe che vogliono indagare. La Rai dia un dare segnale forte in questo senso e diventi la ‘piattaforma delle conoscenze’ per arrivare alla verità».

Alla conferenza stampa, durante la quale sono stati letti alcuni messaggi, fra i quali quello inviato dal portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, erano presenti, fra gli altri, anche il deputato Walter Verini; la presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari; il segretario del Cnog, Guido D’Ubaldo.

«È necessario fare tutti i passi utili nella direzione di un coinvolgimento attivo anche della Commissione antimafia, del Copasir, dei ministeri della Difesa e degli Esteri: tutti insieme, e con la giusta regia politico-istituzionale, questi organismi possano iniziare a fare quanto necessario per raggiungere l’obiettivo», ha osservato Verini.

In chiusura, Guido D’Ubaldo ha ribadito l’impegno del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti «a lavorare insieme per continuare a cercare verità e giustizia sul caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin».

 

fonte: FNSI.IT