di Beatrice Petrella, finalista categoria radio – podcast d’inchiesta
Ricordo molto bene quando ho capito quale storia avrei partecipato al Premio Morrione. Ero in camera mia e stavo preparando la mia proposta. Mancavano pochi giorni alla scadenza del bando, ma c’era qualcosa nella storia che stavo raccontando che non mi convinceva. La verità è che la storia non c’era. Non stavo scoprendo nulla, poteva essere un articolo nella media, ma non un podcast di inchiesta. Ho spento il pc e mi sono fermata a pensare a cosa invece sarebbe potuto diventare un podcast d’inchiesta, quella storia che mi avrebbe permesso di diventare finalista.
Effettivamente c’era un’altra storia che non avevo ancora potuto raccontare e che sarebbe stata perfetta per un podcast. Era nascosta nelle note del mio telefono, in un’attesa silenziosa dal 2021. Mentre buttavo giù quella nuova proposta sentivo che la storia era lì, nascosta in bella vista. Pronta per essere raccontata. Mi stava solo aspettando. La sera stessa ricordo di aver detto a una mia amica: “Se non va, almeno ho la proposta già scritta.” La mia amica mi ha risposto: “Secondo me va.” L’oracolo aveva ragione. Non avevo mai modificato un progetto in corsa, la prima idea era sempre stata quella buona, ma questa volta mi ha portato fortuna.
Dopo un mese di lavoro, quella storia ritrovata nelle note, ha preso una strada inaspettata. “Ti servono più voci,” mi ha detto la mia tutor Michela Mancini, durante il nostro primo incontro. Ha ragione, per raccontare un fenomeno così complesso servono più punti di vista. Non è un lavoro semplice, ma del resto nessuna inchiesta lo è. È un lavoro di pazienza, a volte simile a una partita di pallavolo: attimi di stasi seguiti da scatti repentini perché qualcosa si è mosso.
Lavorare a questa inchiesta è come vivere su due linee del tempo parallele: se da una parte è un lungo lavoro di osservazione, misurato e silenzioso, dall’altra c’è la scadenza, che piano piano avanza. E mentre la scadenza avanza l’inchiesta prende forma. I minuti delle interviste, i nuovi documenti da leggere, altre voci da sentire. Dopo un mese di lavoro non so ancora quale sarà la forma definitiva del mio progetto, ma una cosa è certa: voglio andare fino in fondo.