di Edoardo Anziano, Francesca Cicculli e Roberta Lancellotti
Il primo passo è stato un lungo file molto colorato. Nella redazione di IrpiMedia lo chiamamiamo masterfile: è il documento dove scriviamo in alto l’ipotesi investigativa, ciò che vogliamo dimostrare con la nostra inchiesta. Poi di seguito scomponiamo questa ipotesi in tanti piccoli pezzi – che Francesca ha preferito evidenziare con colori diversi – e per ogni pezzo scriviamo una lista di cose da fare – ricerche, interviste, analisi – per dimostrare anche solo tre parole della nostra ipotesi.
Dopo circa un mese da quando siamo diventati ufficialmente finalisti della 13a edizione del Premio Roberto Morrione, il nostro masterfile conta già 42 pagine e 11 colori diversi.
Stiamo infatti lavorando a un’inchiesta che si compone di più temi, la cui complessità ci richiede di procedere su diversi fronti contemporaneamente e di non tralasciare nulla.
La principale difficoltà è rendere un tema abbastanza tecnico in qualcosa di interessante per chi guarderà la nostra inchiesta. “Non sottovalutate l’aspetto umano”, ci ha detto il nostro tutor Goffredo de Pascale e questa è diventata la nostra speciale ossessione.
Siamo infatti un gruppo eterogeneo: c’è chi di noi ha già lavorato a delle inchieste giornalistiche, ma non ha mai preso in mano una videocamera. E c’è chi invece sa raccontare benissimo una storia tramite i video, ma sta scoprendo adesso come si realizza un’inchiesta. Unire queste due anime del nostro gruppo ci sta permettendo di “rubare” ognuno dall’altro qualcosa di nuovo e di affinare le nostre capacità.
Con questo spirito siamo pronti per iniziare a girare le nostre prime interviste e a immaginarci come sarà il risultato finale. Non vediamo l’ora!