Dopo gli arresti alla ong EIPR: appello per i diritti umani in Egitto

Settimane molto dure per la società civile egiziana, alle prese con l’ennesimo giro di vite da parte del regime militare. Sabato il Tribunale del Cairo ha disposto altri 45 giorni di custodia cautelare per Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna, arrestato lo scorso febbraio al suo rientro al Cairo. Le accuse che pendono su di lui si basano su una decina di post Facebook ritenuti dall’apparato di sicurezza egiziano sovversivi e pericolosi. Semplici messaggi viaggiati in rete e di dubbia paternità, ripetono da mesi i suoi legali. Una squadra che ora si assottiglia perché in carcere c’è finito – e non è la prima volta che questo accade in Egitto – anche chi ha cercato di difenderlo. E’ il caso di Ghasser Abdel Razak, direttore esecutivo dell’Egyptian Iniziative for Personal Rights, la ONG con la quale collaborava Zaki. Oltre a lui la settimana scorsa sono stati arrestati anche Muhammad Bashir, direttore amministrativo dell’Eipr, e Karim Ennarah, direttore del Gruppo di Lavoro sulla Giustizia.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, molto probabilmente, l’incontro che il personale di questa ONG ha tenuto a inizio novembre con 13 ambasciatori occidentali, tra il quali quello italiano. Va ricordato che è stata proprio l’Italia – dopo l’arresto di Patrick- a chiedere l’inserimento del suo caso all’interno del meccanismo di ‘monitoraggio processuale’ coordinato dalla delegazione Ue in loco, un meccanismo che consente ai funzionari delle ambasciate Ue di monitorare l’evoluzione del processo e presenziare alle udienze. E’ in questa ottica che va letto l’incontro con questa ONG, un evento non inedito e finalizzato a discutere lo stato dei diritti umani in Egitto e i modi per sostenerne il rispetto a livello locale e globale. “Un incontro che i militari non devono aver gradito” dice dal Cairo Hossam Bahgat, fondatore nel 2002 di questa ONG e da qualche giorno nuovamente ai suoi vertici. “Quando tuti i dirigenti sono finiti in manette mi è sembrato naturale riprenderne le redini ” aggiunge, spiegando che per ora ha deciso di accantonare il lavoro giornalistico a Mada Masr, una delle poche testate indipendenti in Egitto grazie alla quale Baghat si era anche aggiudicato nel 2016 il premio Anna Politkovskaja assegnatogli dalla rivista Internazionale. Un premio che Bahgat non ha potuto ritirare personalmente in Italia perché gli è stato interdetto l’espatrio.

Per sostenere la causa democratica della società civile egiziana, anche l’associazione Amici di Morrione aderisce all’appello che pubblichiamo di seguito. Per aderire inviate una email a [email protected]

No diritti, no affari. Occorre una svolta nei rapporti tra Egitto ed Europa.

I fatti: il 3 novembre, 11 ambasciatori occidentali hanno visitato l’Iniziativa Egiziana per i Diritti Personali (EIPR) per un briefing sulla situazione dei diritti umani e della società civile in Egitto. Pochi giorni dopo, questa settimana, tre dirigenti dell’EIPR vengono arrestati: Muhammad Bashir, direttore amministrativo, Karim Ennarah, direttore del Gruppo di Lavoro sulla Giustizia, Ghasser Abdel Razak, il direttore esecutivo. Tutti, come Patrick Zaki, devono rispondere di accuse palesemente vessatorie come “terrorismo” e “diffusione di notizie false”. Infine, il 22 novembre l’ennesimo prolungamento del carcere preventivo per lo studente egiziano, da febbraio fra le fila delle decine di migliaia di persone imprigionate per ‘reati di coscienza’.

E’ stata solo una coincidenza? Non può sfuggire che questa ondata di arresti coincide con la pubblicazione del Piano d’Azione per i Diritti Umani e la Democrazia per il quadriennio 2020-24. Coincidenza o meno, i fatti evidenziamo che la scelta europea di fare di dittatori come Sisi ‘partner ineludibili’ è una scelta sbagliata, perché le timide richieste non trasformano certo le dittature in democrazie.

L’Europa proclama da tempo – lo ha fatto anche per gli arresti dei dirigenti di EIPR – che i diritti umani sono ‘valori fondamentali’, ma quando si tratta di sanzionare concretamente i regimi del “Vicino Oriente”, l’Unione Europea tace. Eppure, essendo il partner più importante dei Paesi della “Sponda Sud” del Mediterraneo una decisione severa avrebbe un suo peso.

I media riportano una telefonata fra il Presidente del Consiglio italiano ed il Presidente egiziano sul caso Regeni – un caso dove le autorità egiziane non sono state mai collaborative – ma sembra che non si sia nemmeno accennato al caso EIPR. La Francia ha appena svolto manovre navali congiunte con l’Egitto. Quando i “grandi” dell’Unione europea si comportano così davanti a palesi violazioni dei diritti umani è tutta la credibilità europea ad uscirne a pezzi.

Tutto ciò viene giustificato in nome del pragmatismo e dell’interesse nazionale. Eppure è sotto gli occhi di tutti che è una politica che non funziona. Dopo le rivolte arabe, la restaurazione ha ulteriormente aumentato le disuguaglianze sociali a cui i regimi rispondono con la cancellazione dei diritti civili e politici. L’atteggiamento dell’Europa e dei singoli stati è miope, sarebbe più saggio – oltre che giusto – agire con coraggiose decisioni politiche e diplomatiche, favorendo i diritti e le libertà, proteggendo i singoli e le associazioni locali che li difendono. Come, ad esempio, l’EIPR.

L’invito al Governo italiano è dunque quello di sostenere concretamente la tutela dei diritti umani in Egitto e dimostrare che sono inaccettabili le azioni vessatorie nei confronti della società civile egiziana.

Danilo De Biasio, Direttore del Festival dei diritti umani
Andrea Teti, Professore Associato, Università di Aberdeen, Scozia

Aderiscono:
Riccardo Noury, Portavoce di Amnesty International Italia
Pippo Civati, Fondatore casa editrice People
On. Erasmo Palazzotto, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni
Giuseppe Giulietti, Presidente Federazione Nazionale della Stampa
Gianluca Costantini (Channeldraw)
Mara Filippi Morrione, Portavoce associazione Amici di Roberto Morrione
Vincenzo Vita, Presidente della Fondazione Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico
Fabiana Martini, Giornalista, Coordinatrice Articolo 21 del Friuli Venezia Giulia
Antonella Napoli, Direttora del giornale Focus on Africa
Cristina Perozzi, avvocata
Donato Ungaro, Portavoce Articolo 21 Emilia Romagna
Désirée Klain, Articolo21 Campania e Imbavagliati, Festival Internazionale di Giornalismo Civile
Fabiana Pacella, Articolo 21 Puglia e direttivo Assostampa Lecce
Gianmario Gillio, dell’Agenzia stampa Nev – Fcei (Federazione delle chiese evangeliche in Italia)
Tiziana Ciavardini, giornalista
Rocco Cerone, Segretario del sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige
Lorenzo Basso, Giornalista
Monica Andolfatto, segretaria sindacato veneto dei giornalisti
Nicola Chiarini, giornalista, sindacato veneto giornalisti
Prof. Gennaro Gervasio, Professore Associato, Università di Roma III
A titolo di Direttivo della Società Italiana per gli Studi sul Medio Oriente (SeSaMO) ed a titolo singolare aderiscono:
Monica Rucco, Professoressa Ordinaria, L’Orientale, Napoli;
Daniela Pioppi, Professoressa associata, L’Orientale, Napoli
Rosita Di Peri, Professoressa associata, Università di Torino
Samuela Pagani, Professoressa associata, Università del Salento
Francesca Biancani, RTD-B, Università di Bologna
Prof. Elisa Giunchi, Università degli studi di Milano
Prof. Patrizia Manduchi, Dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università di Cagliari
Matteo Capasso, Max Weber Research Fellow, European University Institute
Tiziana Ferrario, giornalista e scrittrice
Graziella Di Mambro, giornalista
Prof. Sandro Mezzadra, Ordinario di Filosofia Politica, Università di Bologna
Nicola Melis, Professore Associato, Università di Cagliar