di Luca Ajroldi
Dice la Treccani alla voce pandemìa: s. f. [rifacimento di epidemia secondo l’agg. gr. πανδήμιος «di tutto il popolo» (v. pandemio)]. – Epidemia con tendenza a diffondersi ovunque, cioè a invadere rapidamente vastissimi territorî e continenti
Dove eravate, cosa facevate quando in Italia è scoppiata la pandemia del Covid 19? A cosa pensavate? In molti hanno continuato a credere che fosse una forma di normale influenza e solo davanti alle terribili immagini degli ospedali al collasso, di medici e infermieri distrutti dalla fatica, senza strumenti per difendersi, senza sapere come affrontare il virus, si è cominciato a capirne la portata e la drammaticità della situazione.
Ed è stato in quel momento che nell’associazione Amici di Roberto Morrione che, insieme alla Rai, promuove il Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo è nata l’idea di un bando speciale coronavirus.
Raccontate la pandemia, così come la vedete, l’avete vissuta, le persone, il vissuto, i drammi e le paure di ciascuno e di tutti.
In pochi minuti noi della giuria del Premio abbiamo dato la nostra disponibilità e in pochi giorni dalla pubblicazione del bando sono cominciate ad arrivare i primi lavori. Poi sempre di più. Alla fine, cento.
Così abbiamo cominciato il lavoro di ascolto/visione/lettura. Un lavoro di concentrazione e di responsabilità. Valutare il lavoro di altri attraverso il filtro della propria esperienza, della propria visione del lavoro giornalistico, cercando al tempo stesso, di capire le condizioni in cui il lavoro era stato realizzato. Esprimere un giudizio. Quasi come dare un voto, operazione sempre sgradevole (ricordando la scuola) ma indispensabile per scremare, selezionare seguendo il criterio base del giornalismo investigativo. Cercare di capire, essere empatici, scavare, portare alla luce.
Poi ci siamo riuniti, via zoom, su internet e ci siamo confrontati. Discusso. Molto. Perché i giornalisti sono, per definizione, individualisti. Ciascuno ha il suo modo di leggere i fatti, di valutarli di stabilire una scala di priorità.
Eravamo arrivati a scegliere cinque lavori degni di grande attenzione. Ma il giudizio finale è stato(quasi) unanime.
Il video intitolato “Buona Notte” di Ioana Beatrice Ambrosio ha convinto la maggior parte di noi. Un video realizzato con uno smartphone, girato in strada a Milano, una città svuotata dalla paura, da una giovane donna senza casa, senza un luogo dove andare, dove ripararsi. Accompagnata solo dai suoi due cani. Un video apparentemente semplice ma carico di incertezza su come sarebbe stato il giorno dopo. Un video che è il racconto autentico di un frammento di una vita difficile.
C’è un grande piacere nel lavorare insieme a colleghi giovani o meno giovani, c’è il piacere di confrontarsi, di verificare opinioni e punti di vista.
Ho conosciuto bene Roberto Morrione, abbiamo lavorato insieme da due diversi tg ma con un obiettivo comune dichiarato: fare giornalismo e far crescere i giovani che questo lavoro vogliono farlo sul serio. Il premio Morrione è il luogo perfetto per continuare a coltivare questa passione.