Ipossia Montana: al via il processo di mafia in Emilia Romagna. Al centro i fatti raccontati nell’inchiesta finalista

di Sofia Nardacchione

Un nuovo processo di mafia a Bologna. Inizierà oggi martedì 18 aprile nel tribunale del capoluogo emiliano: su diciassette imputati, a dieci viene contestata l’aggravante del metodo mafioso. È il primo processo dopo anni in cui vengono contestati reati del genere in una città dove i legami e le infiltrazioni scoperchiate dai grandi processi di mafia, a partire da Aemilia, non erano ancora emersi.

Al centro fatti, vicende, storie, già raccontate in Ipossia Montana, la nostra video-inchiesta (realizzata insieme a Cecilia Fasciani e Andrea Giagnorio) finalista della undicesima edizione del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo, che racconta l’Appennino bolognese tra spopolamento, fondi del Pnrr e mafie in tre comuni vicini che hanno avuto casi di infiltrazioni criminale legate alle tre principali organizzazioni mafiose italiane: Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta.

La video-inchiesta parte proprio dai fatti finiti al centro dell’operazione “Ragnatela”, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza: una casa di riposo, la “Sassocardo” di Porretta Terme, depredata, secondo l’accusa, da due persone – Fiore Moliterni e Francesco Zuccalà – ritenute vicine alla ‘ndrangheta e, in particolare, alla cosca Barilari-Foschini di Crotone. Un luogo dove sarebbero confluiti interessi criminali, sfruttamento lavorativo, metodi intimidatori, ma anche tutti quei reati economici – a partire da riciclaggio, bancarotta fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti – che sempre più sono al centro dei processi di mafia.  

Le voci protagoniste della video-inchiesta accompagnano così verso l’inizio del processo: Francesca Accorsi, ex lavoratrice della casa di riposo, che racconta l’acquisizione del suo luogo di lavoro da parte di due persone che costringono le lavoratrici a dimissioni volontarie e alla firma di nuovi contratti, sempre con meno tutele, usando così la leva dello stato di bisogno. Simone Raffaelli, sindacalista della Funzione Pubblica della Cgil di Bologna, che racconta quello che poteva essere il fine dell’operazione criminale, cioè l’acquisizione dell’immobile, a scapito di chi in quel posto lavorava da tempo. L’avvocata giuslavorista Antonella Gavaudan che spiega come in luoghi piccoli sia ancora più difficile denunciare, perché il rapporto di datore di lavoro e lavoratore è sempre stretto, perché le voci girano, perché le possibilità di lavoro in luoghi piccoli, come possono essere i comuni dell’Appennino, sono sempre meno. Voci che possono aiutare a comprendere l’impatto di dinamiche criminali sulla popolazione e sulla comunità.

A colpire sono anche i legami che emergono in una vicenda a prima vista lontana, da un luogo, l’Appennino al confine tra Emilia e Toscana sempre più spopolato, dove le reti economiche, sociali e culturali si stanno disgregando: nelle carte dell’inchiesta che ha portato al processo spuntano infatti nomi più noti nella storia criminale della regione. A partire da quello di Luigi Muto, condannato in via definitiva per associazione mafiosa in Aemilia, il maxiprocesso alla ‘ndrangheta emiliana. Non indagato nell’indagine, il suo nome è presente però in numerose intercettazioni, a partire da quelle che riguardano un caso che emerge nelle carte giudiziarie e che porta dall’Appennino al centro di Bologna: una tentata estorsione pluriaggravata dal metodo mafioso con un pestaggio avvenuto nel Parco del Dopolavoro Ferroviario, uno dei luoghi di cultura e socialità della città, a poche centinaia di metri dal centro storico. Protagonista della tentata estorsione – secondo l’operazione – è Omar Mohamed, proprietario di numerosi locali a Bologna, dal Dopolavoro ferroviario al centro storico.

Una vicenda che viene raccontata in una nuova videoinchiesta, “Il mondo nascosto del Dopolavoro ferroviario”, prodotta da Libera Bologna e che potrebbe essere considerata il seguito di “Ipossia Montana”. A dimostrazione che le vicende si intrecciano, i nomi tornano e raccontano mondi e modalità criminali che troppo spesso rimangono sottotraccia.