La fame di raccontare fa nascere le inchieste. Diario dei finalisti della 7a edizione

di Flavia Grossi, Madi Ferrucci, Roberto Persia

In un modo che non comprendiamo abbiamo legato le nostre vite in questo viaggio che insieme ci porterà dove meritiamo.

Era il 2 gennaio quando tutto è iniziato: un computer e il caffè che bolliva di continuo nella moca per tenere sveglio Roberto, che quella sera aveva scovato qualcosa di interessante.

O meglio, qualcosa che non riusciva a chiarirsi del tutto.

Il giorno seguente quindi ci siamo incontrati e di fronte all’ennesimo caffè ha esposto ciò che per tutta la notte lo aveva tenuto sveglio.

Subito capiamo il perché.

La storia c’è.

Ma come facciamo a dimostrarla? Una cosa è certa: bisogna andare a fondo.

Così parte una serie interminabile di ricerche, in tutti i momenti del giorno.

La notte quando non si riesce a dormire per i pensieri, di giorno quando ci si incontra prima di una lezione o durante un caffè. Diventa l’unico argomento di conversazione, continuiamo a confrontarci sul materiale trovato. Materiale che si accumula sempre di più ed è sempre più difficile da analizzare.

Poi, la chiamata dal Premio Morrione. Ci hanno selezionati. Euforia e panico si alternano, dobbiamo scoprire di più. Unico pensiero fisso: la storia esiste, è reale.

Partono così le prime riunioni, le prime scalette di lavoro che cambiano di giorno in giorno. Le interviste da fare, le domande da decidere. Ci daranno le informazioni giuste?

E ricerche su ricerche ancora.

Pian piano con l’aiuto del tutor Paolo Mondani qualcosa si delinea, per lo meno una lista chiara di cose da fare. E in noi si accresce ogni volta un po’ di coraggio.

Iniziano di conseguenza le prime trasferte, di giorno, di notte e con queste matura la sensazione di avere qualcosa tra le mani.

Come in un puzzle da mille pezzi che piano piano prende forma: qualche immagine inizia a definirsi.

Ciò che ci ha unito è la stessa passione e l’equilibrio del lavoro insieme lo stiamo imparando con questa inchiesta, in cui la scrittura del racconto si muove attraverso indizi che non sempre sono facili da codificare.

Il lavoro che stiamo realizzando in fondo è la storia di un viaggio intrapreso forse con un po’ di incoscienza ma mosso dalla fame di raccontare e di imparare. In questo percorso stiamo capendo che il lavoro di ciascuno è un tassello fondamentale per la realizzazione di uno stesso mosaico ed è rassicurante sapere che a fine giornata i pensieri del tuo compagno di lavoro sono gli stessi che martellano la tua mente. Questo crea fiducia.

Insieme abbiamo deciso di rinunciare al piacere delle passeggiate in solitudine, cercando di essere ognuno non lo strumento dell’altro ma il compagno di viaggio verso un fine comune: sciogliere almeno uno dei tanti nodi invisibili che stringono i muti percorsi dell’attualità.