Pubblichiamo il diario del lavoro in corso per la realizzazione dell’inchiesta “Fondi rubati all’agricoltura”, finalista della quarta edizione del Premio Morrione. Gli autori, Diego Gandolfo e Alessandro di Nunzio, intendono esplorare il mondo dei fondi europei destinati a sostenere il settore forse più cruciale e strategico dell’economia italiana: l’agricoltura.
Sette giorni di pioggia battente. Una pioggia che non ci dà tregua. La prima sessione di riprese è un viaggio bagnato e appassionante che ci porta dritti nel cuore dell’agricoltura siciliana, ormai in ginocchio.
Lo spettacolo è desolante. Migliaia di aziende agricole chiuse, fallite, se ne contano 14.000 in meno negli ultimi 5 anni. Piccole luci che si spengono esauste, divorate dai debiti, dalla concorrenza dei prodotti esteri, dalla miseria dei prezzi troppo bassi pagati ai produttori, davvero troppo per riuscire a sopportare ancora.
L’agricoltura siciliana di oggi ha questo volto: aranceti che una volta erano l’oro di intere comunità rurali e adesso sono territori spettrali, vigne distrutte dal maltempo e centinaia di ettari svenduti ai colossi del vino per un pugno di euro, campi di grano luccicante consegnati all’oblio, investimenti di una vita a marcire sotto la ruggine, come questa imponente serra nella terra dei frutti tra Palermo e Alcamo, che Gaspare, il nostro compagno di viaggio, sta raccontando con il suo “terzo occhio”.
Alessandro Chiarelli, è uno dei protagonisti di questa storia. Chiarelli guida le battaglie degli agricoltori siciliani riuniti sotto la bandiera di Coldiretti.
Tra le mura della sua azienda agricola ci spiega cosa sta distruggendo l’agricoltura siciliana e quanto contano oggi per gli agricoltori i fondi europei.
Il nostro viaggio si sta rivelando un’esperienza straordinaria. Spesso ci capita di costruire il filo conduttore dell’inchiesta in macchina, mentre passiamo da un’intervista all’altra.
Ma ci sono momenti in cui è necessario accostare la macchina, zittire i ragionamenti, placare le discussioni. E godersi le distese verdi che si perdono all’orizzonte.
Diego Gandolfo e Alessandro di Nunzio