Le cicatrici che fanno nascere un’inchiesta. Diario dei finalisti della 12′ edizione

di Selena Frasson e Claudio Rosa

Alcune ferite non guariscono, lasciano le cicatrici.

Possiamo scegliere di nasconderle, per vergogna o per paura, ma c’è chi trova il coraggio di urlare il proprio dolore.

Il nostro lavoro inizia così, dalle parole di chi chiede di non essere più ignorato. Quando abbiamo deciso di intraprendere questo percorso non sapevamo cosa avremmo trovato, ci siamo chiesti perché un difetto negli ingranaggi può far sì che esistano minori diritti. A volte è difficile superare le mura costruite da chi è abituato a difendersi, la fiducia richiede pazienza e cura, per questo ci siamo messi a disposizione, con la mente libera dal pregiudizio. Ascoltiamo, studiamo e ogni tanto lasciamo che a suggerirci la strada sia l’empatia. È in questo modo che, lentamente, le ferite che abbiamo incontrato si stanno tramutando in feritoie che ci aiutano a guardare oltre la patina delle buone intenzioni e di una narrazione che oscilla tra demonizzazione e fantasia.

Sapendo che nella nostra video inchiesta affronteremo temi complessi e ci confronteremo con persone di cui dovremo tutelare l’identità, ci stiamo facendo affiancare da un fumettista, Giuseppe Naselli.

Sarà lui a illuminare le zone d’ombra che per ragioni di tempo o di opportunità non potremo catturare attraverso le lenti delle nostre telecamere.

Diritto e legge sono i fili che uniscono le tappe della nostra ricerca, abbiamo capito che oltre a non essere sinonimi entrano spesso in contraddizione. Ce lo confermano i dati, i numeri, ma soprattutto le storie che stiamo raccogliendo. Ora, superata la punta dell’iceberg, quello che cerchiamo ci comprendere è il perché.