di Giulia Presutti*
Abrahm (il nome è di fantasia) è in Italia dal 2003. Di giorno fa l’interprete, di sera il cameriere in un albergo di lusso. Me lo segnala un attivista di Bologna: “A Roma ho una fonte per te, la migliore”.
Così lo vado a trovare per chiedergli quello che sa, ma capisco subito che non parleremo solo della mia storia. E che lui ha voglia di raccontarmi la sua. Viene da un Paese africano che in più di vent’anni ha conosciuto un solo presidente, uno che ormai è considerato un dittatore. Non c’è dialettica politca, ogni voce di dissenso viene spenta con la repressione, i diritti civili sono un miraggio lontano. Molti scappano verso l’Europa. In quel Paese Abrahm faceva il giornalista: scriveva per un quotidiano, l’unico – in realtà – autorizzato dal governo. Poi gli spazi di espressione si sono ristretti, finché la polizia ha iniziato ad arrestare giornalisti e liberi pensatori.
In un pomeriggio di fine primavera mi ha raccontato di come è scappato, acquistando una barca in Libia insieme agli amici e navigando fino alle acque maltesi senza affidarsi alle organizzazioni criminali.
E mi ha offerto tutto l’aiuto possibile: “Ti racconto quello che so di Roma. Poi ho amici in tutta Europa, giornalisti che come me sono scappati da quella dittatura. Posso metterti in contatto con loro”. Gli dico che vorrei intervistarlo e gli spiego che in Italia chi scrive ha l’obbligo di proteggere le fonti. Aggiungo, però, che se un magistrato mi chiedesse di fare il suo nome per un’indagine importante sarei costretta. Mi risponde che non importa, che lui non si tirerebbe indietro. E aggiunge: “Da me è venuta la Bbc, altre testate internazionali mi hanno intervistato, ma a volte mi sembra che non vogliano scavare fino alla verità. Mi chiedono del mio Paese, del viaggio, dei miei connazionali in Italia, ma non sembra che vogliano capire chi si arricchisce sulla loro pelle. È importante che ci sia chi fa le inchieste”.
E così vado via, felice di aver conosciuto un bravo giornalista. E con la piacevole impressione di aver trovato un amico.
*finalista del Premio Morrione 2016 con l’inchiesta “Un tratto della tratta” (tutor Sandro Ruotolo)