Pandemia, croce e ricchezza di questa inchiesta. Diario dei finalisti della 9a edizione

di Pietro Adami e Cristiana Mastronicola 

Un mese dopo, filo rosso resta la pandemia. Non l’abbiamo chiesta e ogni giorno ci svegliamo maledicendola, per tante ragione, finendo sempre per pensare: “Ma proprio quest’anno?”. Eppure si rivela croce e ricchezza: l’emergenza sanitaria ci costringe a fare i conti con le nostre risorse, ci spinge a fare meglio, a dare di più, nonostante i limiti concreti che diventano ostacoli in una corsa che non vogliamo perdere.

L’ansia iniziale di non riuscire a fare con una pandemia in corso si è trasformata in qualcosa di sano: la volontà ferma di arrivare fino in fondo. Intanto le cose cambiano intorno a noi. Il progetto iniziale prende nuova forma. Come sostanza liquida, la nostra inchiesta diventa qualcosa di nuovo giorno dopo giorno, scoperta dopo scoperta. Gli incontri, seppur via Skype o in videochiamata, diventano fonte inesauribile di notizie, sfumature diverse che colorano di colori nuovi il nostro progetto.Sul taccuino si moltiplicano gli scarabocchi di appunti presi al volo: gli schemi iniziali si trasformano e davanti a noi si aprono strade diverse che siamo pronti a percorrere.

L’entusiasmo, in questo agosto caldo, non manca. Quando stiamo per tentennare di fronte all’incertezza di un momento così difficile, ci ricordiamo di quanto è importante per noi portare a casa questa storia e andiamo avanti.

Oggi più che mai, con un virus che circola prepotente in tutto il mondo, sorridiamo un po’ pensando alle parole di Roberto Morrione: “Fa’ quel che devi, accada ciò che può”