di Giovanni Celsi, presidente dell’associazione Amici di Roberto Morrione
Eccoci qui. Nonostante tutto.
Nona edizione del nostro Premio. Un’edizione particolarmente difficile. I nostri giovani finalisti hanno dovuto affrontare tante difficoltà in più rispetto a quelli che li hanno preceduti.
La diffusione del virus, il lockdown, l’emergenza sanitaria, le restrizioni nei movimenti e nei contatti diretti, l’impossibilità di viaggiare e, non ultima, la paura del contagio. Ma ce l’hanno fatta.
Le quattro inchieste selezionate dalla giuria presieduta da Beppe Giulietti, poco prima che scattasse il “tutti a casa”, sono state portate a termine dai nostri giovani autori. I tutor che li hanno accompagnati in questa sfida sono riusciti a stargli vicino nonostante il distanziamento fisico imposto dall’emergenza.
Ed eccoci qui, per la nona volta consecutiva, alle Giornate di Premiazione del Premio Roberto Morrione.
Giornate molto particolari, fatte di videoconferenze, webinar, streaming, per affrontare i temi di un giornalismo alle prese con la pandemia, con la sete di informazione che si trasforma in bulimia di notizie e pareri, che a sua volta rischia di trasformarsi in infodemia. Eccoci qui, a riflettere su se e come il giornalismo investigativo possa essere l’antivirus per
combattere l’infezione che colpisce l’informazione di cui si ha bisogno. Dovevamo ritrovarci a Torino, come nelle passate edizioni, al Circolo dei lettori e alla Scuola Holden, e invece l’ondata autunnale del coronavirus ci ha rispediti tutti, Circolo e Scuola compresi, a navigare tra le impalpabili onde del web.
E nonostante tutto, eccoci qui tutti insieme, anche se ognuno davanti al suo schermo, a cercare di portare un po’ di luce negli “angoli bui” della nostra società, con lo stesso entusiasmo e impegno di sempre, che la pandemia non è riuscita a spegnere.
E soprattutto, eccoci qui, a presentare e premiare i lavori dei nostri finalisti.
Roberto Morrione, come dice sua moglie Mara, avrebbe sicuramente sorriso sotto i baffi.