Bus in fiamme: le ragioni raccontate nel webdoc “Roma, ultima fermata”

di Federica Delogu, Filippo Poltronieri, Emmanuele Lentini

A Roma si torna a parlare di sicurezza sui mezzi pubblici dopo che nella giornata di martedì due autobus sono andati a fuoco, con conseguenti colonne di fumo e seri rischi per l’incolumità dei passeggeri.
L’episodio più eclatante si è verificato nella centralissima via del Tritone e ha coinvolto un mezzo della linea 63, con a bordo numerosi passeggeri, rimasti illesi grazie all’intervento dell’autista, mentre la commessa di un negozio poco distante è rimasta ustionata.
Quello che appare come un fatto eccezionale non è in realtà una novità per l’azienda di trasporti romana, che vanta altri 9 casi di bus a fuoco nel solo 2018.
E, purtroppo, l’emergenza non sembra destinata a esaurirsi.
Le cause, come spiega la stessa azienda dei trasporti in una nota, e come abbiamo raccontato nel nostro webdocumentario Roma Ultima Fermata, finalista della quinta edizione del Premio Morrione, sono da ricercare nella combinazione di due fattori: un parco mezzi inadeguato, con un’età media molto elevata, e una carenza strutturale di manutenzione.

Si entra così in un circolo vizioso senza fine: bus vecchi e costretti a viaggiare per troppe ore su strade dissestate che si rompono, restano in deposito e devono essere sostituiti da altri autobus che a loro volta soffrono per l’uso eccessivo e in condizioni difficili. A tutto ciò si aggiunge una manutenzione inadeguata, dovuta alla mancata fiducia dei fornitori verso l’azienda e il suo debito monstre.
E mentre i passeggeri ogni giorno fronteggiano ritardi, guasti e a volte anche incendi, l’azienda invita ad abbonarsi con uno slogan che suona quasi ironico: “Atac, la chiave giusta per muoversi a Roma”